Testo integrale dell’omelia tenuta da don Geovà Mendes durante la Santa Messa della Solennità dell’Immacolata Concezione, nel 60° anniversario di professione religiosa di Suor Maria Scolastica Segatori. Roma, 8 dicembre 2021.
Care sorelle, cari fratelli, caro don Felipe, carissima suor Maria Scolastica, siamo tutti felici e contenti di essere qui intorno a te in questo bellissimo giorno in cui celebriamo la solennità dell’Immacolata Concezione della beata sempre vergine Maria, celebriamo anche il tuo sessantesimo di vita consacrata a Dio, nella congregazione delle suore dello Spirito Santo, sulle orme di Madre Giuseppina Arcucci… siamo radunati intorno a Gesù nostro unico salvatore…il tuo salvatore suor Maria Scolastica!
Vorrei condividere con voi tre piccoli pensieri in questo bellissimo giorno di festa: Paura, Coraggio e Docilità.
Comincio dalla parola paura, qualcuno potrebbe chiedermi: come mai in un giorno così bello tu cominci con questa parola? La paura. Sì, fratelli e sorelle, dopo l’annuncio dell’angelo alla vergine Maria il vangelo lucano continua proprio così: “a queste parole ella fu molto turbata…” ecco, la vergine di Nazareth fu turbata, ebbe paura… si chiedeva: come sarà il mio futuro? Come posso rispondere a una così grande chiamata? E i miei progetti di sposarmi, avere una famiglia, veder crescere i miei figli?…ecco, certamente queste parole passarono nella mente e nel cuore della vergine Maria… magari sono passati anche davanti a te suor Scolastica…quando il primo Aprile del 1959 sei entrata in convento, lasciando tutto: la tua famiglia, i tuoi amici, i tuoi amori, i tuoi sogni personali, lasciando tutto… hai lasciato per ottenere…per perseguire un sogno ancora più bello e più grande, una famiglia più bella e più grande, un amore più bello e più grande…lasciasti tutto e tutti per diventare suora e per avere, come ha detto madre Giuseppina Arcucci: “un cuore che non cambia, che arde silenzioso e che consacra con slancio sempre vivo tutto!”
Ma dopo questo avvenimento, il vangelo ci comunica che dopo la paura e il turbamento della vergine, l’angelo ha detto: “non temere Maria, perché hai trovato grazia presso Dio…” Ecco, la paura è stata vinta dalla speranza e dalla forza dell’amore! Suor Scolastica, oggi celebri 60 anni di vita religiosa…tu sai quante volte hai sperimentato la grazia di Dio, quante volte Lui ti è stato vicino, quante volte la sua mano ha preso la tua…
Non temere! Il buon pastore continua a ripetere a te…come ha fatto 60 anni prima: non temere…continua salda nel carisma di Giuseppina Arcucci; continua salda nella diffusione del culto verso lo Spirito Santo, continua salda nell’istruzione dell’infanzia e della gioventù, continua salda nella missione di amare Gesù Cristo!
Arriviamo così alla terza e ultima parola, cioè, docilità! Ha detto la Vergine Maria: “Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola!” Suor Scolastica, certamente la tua docilità al Signore ti ha portata fin qui.
E allora per finire, mi permettete di dire: 60 anni è un bel tempo…! E sempre in questi sessant’anni suor Scolastica ha certamente dovuto rispondere a Gesù, ma ha dovuto rispondere anche alla Chiesa, anche alle sue superiore, anche alle sue consorelle, anche alle persone che si sono accostate a lei. Starete pensando: Ma non si è consacrata al Signore? Certo, ma il Signore chiede, di verificare l’amore per Lui con l’amore per gli altri.
Sessant’anni sono tanti, è tanto tempo, in particolare per quei giovani che fanno fatica anche a fare un anno di Matrimonio. A tutti pesa la fedeltà. Suor Scolastica, questa mattina, ti sei consegnata come un monumento di fedeltà al Signore; e fedeltà non significa che le è andato tutto bene, non significa che abbia avuto sempre una vita facile…sessant’anni significano anche fatica, silenzio, magari lacrime, dubbi, stanchezze…
Perché ho sottolineato “fatica”? Per dire che quella fatica non è un incidente di percorso, ma è la quotidianità dell’amore. L’amore non è facile, è faticoso, quello per Dio e quello per gli altri. Continuamente siamo tentati di demordere, di lasciar andare, di buttar via tutto, e chissà quante volte Suor Scolastica, nella sua vita, in momenti di confusione spirituale, di attrito o di tensione con le sue Sorelle, o di fallimento pastorale, si sarà detta: “Me ne vado!”. Vi sembra che io ve la stia dipingendo in una maniera fosca, in realtà voglio consolare noi tutti, più che lei. Voglio consolare voi sposati, noi preti, voi suore, poiché queste cose si attraversano ma non abbiamo mai il coraggio di dirle. E allora la prossima volta – fra cinque minuti, magari la settimana prossima, magari tra cinque anni, Stasera, domani… – quando ci troveremo in un momento di stanchezza e ci verrà voglia di buttare tutto all’aria, ricordiamoci di Suor Scolastica: ce l’ha fatta lei, allora posso farcela anch’io! Ce l’hanno fatta prima di me tante suore, ce la farò anche io nel cammino della mia vita consacrata! Tanti preti sono riusciti ad essere fedeli nonostante tante crisi: ce la farò anche io!
Grazie suor Scolastica della tua testimonianza di fedeltà a Gesù! Hai una vita offerta, una vita invasa dagli altri e da Dio, una vita che non è più la tua, non è stata più la tua: una vita consegnata e donata a Dio e agli altri. Grazie, Suor Scolastica, ma tu rendi il tuo grazie al Signore, poiché, come si suol dire, “ti ha tenuto le mani in testa” in questi sessant’anni, perché da soli nessuno di noi riesce a fare cose buone a lungo. E noi tutti ringraziamo il Signore per il carisma delle Suore dello Spirito Santo. Suor Scolastica in sessant’anni ha fatto così e per questo stiamo qui a dire grazie a lei e al Signore.
Amen.