Il Monastero del Santissimo Salvatore di Ariano
Il Monastero del Santissimo Salvatore, al cui interno fu fondata la Pia Casa d’Istruzione e Lavoro, divenuta poi la Casa madre della nostra Congregazione, ebbe origine grazie alla signora Covella Romanea, di Ariano, la quale volle destinare alcuni beni del suo patrimonio, ossia una casa con orto nei pressi del Palazzo della Università ed una vigna, per l’istituzione di un monastero di religiose Benedettine Cassinesi. Questa donazione fu regolarizzata con atto notarile del 31 luglio 1518. Ad incrementare il patrimonio e rendere più concreta l’esistenza di questa realtà fu la duchessa di Termoli Antonicca Del Balzo, la quale donò una casa di sua proprietà nel 1562
La nascita del primo nucleo monastico risalirebbe, però, al 1542 con 8 religiose guidate da una badessa. Grande merito affinché questo Monastero potesse avere fin da subito un florido sviluppo lo ebbe Isabella di Capua, figlia della duchessa Antonicca del Balzo e moglie del viceré di Sicilia e duca di Ariano, don Ferrante Gonzaga, la quale riuscì ad ottenere l’arrivo della monaca benedettina, Vincenza Angeriana, proveniente del monastero di San Festo a Napoli, la quale fu la prima badessa del Monastero.
Esso era adiacente all’antica chiesa del Santissimo Salvatore, assegnata dal vescovo del tempo, Donato De Laurentis, alle Monache come chiesa conventuale, assieme alle rendite dell’omonima parrocchia soppressa nel 1565. E dal nome di detta chiesa ed ex parrocchia, il Monastero assunse il titolo “Santissimo Salvatore”.
Il cenobio era disciplinato da alcune norme che regolavano il buon andamento della vita spirituale e materiale delle monache, nonché i requisiti di ammissione (consistenza della dote, età massima, che non doveva superare i 25 anni, il dover essere di buona famiglia e non vedove), le modalità di accesso da parte degli estranei ed altre regole, le quali con il tempo subirono alcune modifiche. La badessa, che veniva eletta per tre anni dalle monache, doveva essere di Ariano o almeno nata in Città.
Il Monastero era sotto la giurisdizione del vescovo di Ariano e sotto la protezione degli amministratori della Città. La cura spirituale e la celebrazione dei Sacramenti erano affidate al canonico parroco della Cattedrale, mentre l’assistenza delle Monache in punto di morte era compito del confessore ordinario.
In seguito ad un violento terremoto che colpì la città di Ariano il 29 novembre 1732, l’edificio monastico venne gravemente danneggiato. Quattro monache persero la vita, parte delle sopravvissute, dopo una breve permanenza presso le loro famiglie di origine, andarono a vivere temporaneamente presso altri monasteri, mentre altre preferirono abitare in una baracca allestita nel giardino del Monastero, affrontando i disagi connessi ad un alloggio precario, in attesa di riprendere possesso pieno dell’edificio.
Altro evento che colpì duramente il Monastero fu un incendio sviluppatosi la notte del 31 marzo 1791, il quale recò parecchi danni. Il vicario generale della Diocesi fece allestire una clausura temporanea in attesa dei lavori di ristrutturazione che vennero sostenuti dal vescovo Lorenzo Potenza, e dal Monte Frumentario, per volere del Re.
Non mancarono nel corso degli anni anche diverse cause giudiziarie. Il Monastero poté, comunque, giovare delle cospicue doti delle monacande, provenienti da famiglie nobili arianesi e nel tempo acquisì anche alcune proprietà. Da alcune fonti parrebbe che il Monastero, al suo interno, tra religiose ed educande, abbia raggiunto anche le 60 persone.
L’attività delle Monache fu particolarmente importante per la Città. Oltre che con la preghiera, esse fornivano aiuto alla popolazione attraverso un educandato per fanciulle, particolarmente fiorente, che annoverò una insegnante di rilievo quale fu Olimpia Dù Cortez, maestra di canto, musica, francese e lavori donneschi (cucito, ricamo, ecc…) fatta giungere appositamente dalla Svizzera dall’allora vescovo di Ariano Francesco Capezzuti, e tramite il loro lavoro, indirizzato soprattutto in attività di ricamo, realizzazione di statue di cera e preparazione di confetture e dolciumi. E proprio per quanto riguarda questo ultimo aspetto c’è da ricordare come le loro meringhe furono parte prelibata del pranzo offerto al re del Regno delle Due Sicilie, Ferdinando II, il 14 gennaio 1859, quando fu ospitato presso il vescovado di Ariano dal vescovo Michele Caputo. Alle Benedettine si dà il merito di aver introdotto nella Diocesi di Ariano la devozione per il Sacro Cuore di Gesù.
Delle vicende che fecero seguito alla soppressione del Monastero del Santissimo Salvatore, detto anche di Sant’Anna, abbiamo fatto cenno in un altro articolo (qui), così come di ciò che riguarda la chiesa di Sant’Anna (qui). Ci limitiamo in questo articolo solo ad aggiungere che l’ultima monaca, Raffaella Lusi, morì il 27 febbraio 1913, assistita dalle Suore dello Spirito Santo, guidate dalla Serva di Dio Giuseppina Arcucci, la quale tanto attinse dalla spiritualità benedettina e conservò, anche a distanza di tanti anni, un ricordo vivo e colmo di gratitudine per queste Religiose.
Alcune memorie delle Monache benedettine cassinesi del Monastero del Santissimo Salvatore, sono custodite presso il Museo “Giuseppina Arcucci” di Casa madre.
Ora et labora” cioè preghiera e lavoro è il motto di S. Benedetto in questa nostra Casa Benedettina, e aggiungeteci “in labore requies” cioè nel lavoro la quiete il riposo delle anime nostre! nella sequenza allo Spirito Santo”.
(Serva di Dio Giuseppina Arcucci, 13.10.1936)
Bibliografia
Alterio A., Le Donne di Ariano, Grafiche Lucarelli, Ariano Irpino 2006.
Carderi B., La Pia Casa di Lavoro – Una Casa per il Popolo – 1877 – 1977, Eurosia, Roma 1977.
Flammia N., Storia della Città di Ariano. Dalla sua origine sino all’anno 1893 composta in cinque libri, Tip. Economico-Sociale G. Marino, Ariano 1893.
Mazza F., Diario arianese, Ariano, Tipografia G. Mariano, Ariano 1896.
75° di fondazione dell’Istituto delle Suore dello Spirito Santo di Ariano Irpino 1877 – 1952, Ariano Irpino 1953.
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