Confidenze paterne
Estratto della lettera pastorale “Confidenze paterne” di mons. Andrea D’Agostino, vescovo di Ariano di Puglia, del 1891.
Il nostro cuore è ampiamente dilatato d’amore per voi; a voi si apre la nostra bocca, per manifestarvi quanto abbiamo nell’anima; affinché anche i vostri cuore per una giusta corrispondenza d’amore, si dilatino, e si riempiano degli stessi affetti per noi…Non destinate le mie parole ad uscir fuori della cerchia della mia spirituale famiglia, aprir vi posso l’animo mio con soave fidanza: raccontando il passato e discorrendo dell’avvenire, mi sarà dolce cosa manifestarvi la mia vocazione, i miei dolori, le mie occupazioni, i miei disegni, i miei timori, e le mie speranze.
Fido dunque prima nella grazia di Dio; e poi fido in voi, o Arianesi, che tanto apprezzo e stimo non senza ragione.
Poiché da ben trenta secoli possiede il vostro popolo cotesto sito importante degli Appennini; e domina la valle del Cervaro e quella del Calore, contando i mille popoli che vanno dall’uno all’altro mare, passando ai suoi piedi.
I terribili scuotimenti di terra devastatrici incursioni dei barbari han potuto far crollare alle volte le sue mura, ma non sono giunti ad abbattere la costanza del suo petto.
Risuona la fama del suo valor militare, coraggioso e forte: risuona della sua prudenza ed abilità nel governo civile: risuona della sua ospitalità verso connazionali e stranieri: risuona dei canti immortali del Parzanese, la cui lira è invidiata da tutti.
Esso può giustamente vantarsi tanto del nome sacro di Ariano, che fu testimonianza dell’indole sua religiosa, quanto di quello illustre di Equotutico, che ricorda la sua origine dalle genti Eque; le quali meritano d’imporre il nome loro al Diritto, alla Giustizia ed All’Equità. Dalla grazia a voi poi non foste favoriti meno che dalla natura; perché conosciuto ed abbracciato il cristianesimo fin dal tempo degli apostoli, da 19 secoli avete imparato che la maggior gloria dell’uomo sta nel servire fedelmente Dio sulla terra, per meritare di regnare felicemente con lui in Cielo.
Da San Liberatore, Vescovo vostro, e Martire della persecuzione di Diocleziano, imparaste ad essere costanti nel bene fino alla morte; dalla vostra vergine Sant’Elena apprendeste come infatti si conserva la purità fra le sozzure di questo mondo guasto e corrotto: in S. Elziario, vostro conte, e nella Beata Delfina, sposa di lui, ammirate come sappia il Cristianesimo rendere leggiero e soave tra i popoli il giogo dell’autorità e la verga del governo, facile ed efficace la più maneggevole educazione, illimitata la beneficenza, continua l’orazione, anche mezzo d’una corte, e possibile l’integrità verginale fra i legami stessi del matrimonio: il vostro principale patrono S. Ottone; che lasciata la capitale del mondo e gli onori e le ricchezze ed i parenti, si fece eremita della vostra campagna, voi avete uno splendido ed eroico esempio di umiltà e di mortificazione, di disprezzo del mondo, e di beneficenza verso i poverelli….
Io fido altresì nell’amor mio per voi sapendo che l’amore vince tutto: Omnia vincit amor. Più di qualunque altra chiesa amo quella di Ariano, che dal Signore mi è stata data per isposa; ve ne sono forse altre più grandi, più ricche, più nobili, più comode; ma nessuna potrebbe essere agli occhi miei ed al mio cuore più amabile, più bella, più cara.
Quali figli, fratelli ed amici, vi amo tutti, o Arianesi, senza accettazione di persone, senza esclusione di sorte.”